giovedì 30 aprile 2009

OTTOPAGINE del 30.04.2009


I responsabili che non porteranno all’utilizzo concreto delle strutture comunali e l’incuria delle stesse, dovranno risponderne in primis dell’abbandono e giustificare la scelta di tali comportamenti a tutti i cittadini. Appoggio in pieno il cambiamento del sistema, con tutti i cittadini e con la loro divulgazione che sensibilizzerà i principi trasversali, quali essere: più collaborazione da parte delle forze politiche indirizzate verso lo sviluppo comune della Città, massima collaborazione con le realtà limitrofe per contrastare l’emigrazione presente da parte dei giovani, politiche serie di attuazione programmatica condivisa ed elevato senso di coscienza altruistica atto a migliorarne sensibilmente la qualità di vita sociale. In sostanza il sottoscritto Luciano Giorgione dichiara: bisogna abolire la politica egoista.
Ariano I. lì 29.04.2009
f.to
Luciano Giorgione

domenica 26 aprile 2009

mercoledì 8 aprile 2009

L'educazione è assente.

L’Educazione è assente a cura del dott. Gerardo Pistillo*

Nei giorni scorsi, il direttore del presente quotidiano, Franco Genzale, e il professore Giuliano Minichiello hanno delineato, in maniera lucida ed esemplare, i tratti salienti del cosiddetto “Meridionalismo Critico”, individuando in esso uno strumento privilegiato di analisi della società in cui viviamo, in particolare delle quattro emergenze che caratterizzano la fase storica attuale: Rifiuti, Sanità, Criminalità e Occupazione. Una prospettiva senz’altro originale, all’interno della quale dovrebbe essere aggiunta come prioritaria una quinta emergenza, quella Educativa, che è spesso all’origine dei disastri ambientali e degli episodi di malasanità, del dilagare della violenza e delle disuguaglianze socio-economiche. “Emergenza Educativa”, come l’ha più volte definita il Papa negli ultimi mesi, che necessita di essere affrontata non solo cercando di porre un argine al processo di secolarizzazione in atto nella nostra società globalizzata, ma anche attraverso la ricerca delle cause che sono alla base, soprattutto nel sud della penisola italiana, del malfunzionamento delle istituzioni preposte all’erogazione dei servizi educativi sul territorio.
Approntare gli strumenti per far fronte all’Emergenza Educativa non significa semplicemente approfondire le ragioni della crisi che attanaglia l’istituzione scolastica e quella universitaria. Queste ultime, in verità, pur necessitando di riforme didattiche e pedagogiche sostanziali, e non superficiali come quelle del “maestro unico” o “prevalente”, del “voto in condotta” ecc., rappresentano solamente la “punta visibile dell’iceberg” rispetto al “mondo sommerso” dell’Educazione. Esistono infatti una serie di istituzioni socio-educative che la politica, più o meno volutamente, continua nei fatti a “trascurare” e a ritenere “secondarie” – con conseguente lacerazione del tessuto sociale sotto il profilo della solidarietà e della responsabilità interpersonale - come i Centri per i diversamente abili, i Centri per gli anziani, le Comunità per tossicodipendenti, le Case-famiglia, i Centri di riabilitazione fisica e psichica ecc., ognuna delle quali dovrebbe invece essere costantemente integrata in rete con le famiglie degli utenti e funzionare in sinergia con le altre strutture educative (Scuola compresa). Ambiti, questi ultimi, che versano in una condizione di degrado di gran lunga superiore a quella in cui si trovano attualmente la Scuola e l’Università. Degrado rilevabile già dalla carenza di strutture e dalla mancanza di strumenti e ausili didattici per i diversamente abili; dalla loro mancata integrazione fisica e funzionale per via di una presenza ancora preponderante di barriere architettoniche; fino ad arrivare all’insopportabile assenza di personale qualificato nella relazione con il disagio psicosociale.
L’emergenza educativa appena descritta è riconducibile fondamentalmente alla scarsa importanza che viene attribuita nella società contemporanea a quei professionisti che si occupano quotidianamente di Educazione: Pedagogisti e Pedagogisti clinici, mentre quasi tutte le altre categorie risultano legittimamente tutelate sotto il profilo giuridico ed economico. Una società in cui persino i tanto maltrattati operai, dopo anni di lotta, hanno legittimamente guadagnato terreno arrivando a percepire, in alcuni casi, il triplo di ciò che guadagna un pedagogista. Allora mi chiedo se è giusto che una professione con nobili radici, rivolta non solo all’aiuto del prossimo e alla prevenzione dei disagi ma anche alla diffusione di valori, sia paradossalmente sottovalutata e sottopagata rispetto a professioni che con i valori e con l’aiuto del prossimo hanno poco o niente a che fare. E’ giusto che chi si impegna quotidianamente a ridurre i fenomeni di violenza, a prevenire l’insorgenza del disagio mentale, a diffondere valori di solidarietà, eguaglianza e libertà, avendo Cura della Persona, sia tenuto esso stesso al margine della società proprio dalle istituzioni? A questo punto il problema non è solo economico ma soprattutto morale. Come è possibile infatti che la politica, oltre a declassare la nostra professione rispetto ad altre, tenga poco o per niente a cuore l’integrità psicofisica di chi è bisognoso di attenzione affidandone la cura a persone inesperte che non sono in possesso dei requisiti e dei titoli accademici richiesti? Come può la politica pensare di tamponare gli effetti disastrosi della disoccupazione (soprattutto quella femminile) “liberalizzando” e garantendo a tutti, volontari e operatori con diplomini mensili, l’accesso ad un settore la cui tutela rappresenta la principale forma di garanzia per il rispetto dei diritti umani?
Ora, fermo restando la caduta generale dei valori morali, il problema di fondo è che mentre al nord si è già da tempo consolidata una visione a tutto campo dell’educazione, visibile quantomeno nella piattaforma organizzativa delle istituzioni preposte, al sud la politica appare esclusivamente orientata a canalizzare le risorse economiche verso i settori dell’urbanistica, dell’architettura, dell’agricoltura ecc., ad investire una quantità ingente di risorse economiche nella ri-costruzione di centri storici, castelli e cattedrali senza preoccuparsi affatto di creare, nel frattempo, le condizioni per una “edificazione” delle persone che in quei luoghi vivono e conducono la propria esistenza. Il punto principale da cui bisogna far ripartire una politica seria, basata sulla conoscenza reale dei problemi, è quello del rispetto della persona umana, della ricerca di forme più efficaci di tutela del benessere psicofisico del cittadini. Una società che non pone come prioritaria l’Educazione dei propri figli, d’altronde, è una società che annulla il Senso dell’Esistenze e spreca Potenziali di Sviluppo enormi. Di fronte a tale situazione, un Meridionalismo radicale deve essere sì “Critico” ma anche “Auto-critico”, in grado cioè di riconoscere i pregi, e non solo i difetti, della cultura presente nel nord Italia e trarne esempio. Non si può negare che molte delle differenze tra nord e sud affondino le loro radici in scelte sbagliate della nostra classe dirigente, che nei secoli non sempre ha saputo proporre modelli educativi basati sull’amore per la propria comunità di appartenenza e sul rispetto del prossimo. Antonio Gonnelli-Cioni, pedagogista toscano ai più sconosciuto, già nell’Ottocento, affermava: “Non c’è persona mediamente colta e sincera, la quale non riconosce l’importanza dell’Educazione non solo in rapporto all’individuo di ogni età ma alla società intera”!!

* Pedagogista

martedì 7 aprile 2009

Un lutto fraterno colpisce profondamente Ariano, rivolgo il pensiero di Cordoglio alle persone vittime del terremoto che ha colpito l’Aquila e provincia unendomi a loro, con intenso dolore.
F.to
Luciano Giorgione

sabato 4 aprile 2009